11 novembre, 2007

Biofeedback: il trading col cardiofrequenzimetro

Tempo fa avevo scritto un primo articolo che descriveva il biofeedback.

Durante il mio intervento a Forlì in occasione di Tradando 2008 ho avuto modo di descrivere ai presenti l'utilizzo che faccio del mio trading del cardiofrequenzimetro, come strumento per applicare i principi del biofeedback. Ritengo quindi giusto estendere anche a chi non era presente le spiegazioni fatte a Forlì sul tema, che ho visto con piacere ha sollevato molto interesse.

In particolare, durante le mie sessioni di trading utilizzo sempre in maniera molto semplice il cardiofrequenzimetro, cercherò di spiegarvi come in modo da permettere anche voi di integrare questo, a mio avviso, importante strumento nella vostra strategia e metodo di trading.

In pratica, si tratta di innanzitutto conoscere quali sono le proprie frequenze cardiache a seconda delle diverse attività. È bene ricordare che le stesse dipendono dall'età, oltre che da una serie di altri fattori. Citerò come esempio i miei valori, ottenuti indossando il cardiofrequenzimetro per alcuni giorni durante tutte le diverse attività della giornata. A tal fine è bene precisare che ho 41 anni, pratico sport in maniera costante anche se non eccessiva (principalmente vado in bicicletta tutto l'anno e faccio stretching per rilassare i muscoli della schiena prima e dopo le sessioni di trading), non fumo, non bevo; insomma, tendo ad avere un regime anche alimentare e di riposo che assomiglia quello degli sportivi professionisti (sapete bene come io ritenga che il trading sia un'attività imprenditoriale basata sulla performance, come lo sono, ad esempio, gli sport professionistici).

Fatta questa premessa, le mie pulsazioni cardiache oscillano normalmente tra i 70 e i 100 battiti al minuto, mentre quando faccio sport e quindi sotto sforzo sono abbastanza stabilmente sopra i 130. Nei momenti di massima concentrazione e relax, ad esempio quando sono seduto in poltrona a leggere un libro, le mie pulsazioni scendono sotto i 70. Facendo poi degli sforzi di concentrazione basati sulla meditazione (anche questa è una parte essenziale del mio metodo di trading della quale vi parlerò in un altro post), riesco ad arrivare intorno ai 50 battiti al minuto. Resta comunque il fatto che nella stragrande maggioranza dei casi le mie pulsazioni siano comprese tra i 70 e i 100 battiti al minuto.

E' quindi estremamente importante che ognuno di voi cerchi di tracciare, se già non lo conosce, il proprio profilo a livello di frequenze cardiache. Fatto questo si può iniziare utilizzare il cardiofrequenzimetro nelle proprie sezioni di trading operativo.

Alla base di questo utilizzo c'è la teoria del biofeedback, secondo la quale il nostro corpo in via dei segnali molto chiari su determinati strati, molto prima che gli stessi siano recepiti dalla nostra mente. In sintesi, durante le nostre sessioni di trading le frequenze cardiache, come saprete certamente, tendono a variare moltissimo: è possibile quindi utilizzare le stesse come una specie di monitor ed eventuale allarme su situazioni pericolose, che portano alla regressione cognitiva.

La regressione cognitiva è semplicemente il fatto che ci porta a comportarci come dei principianti in situazioni di stress, come se dimenticassimo tutto quello che conosciamo dei mercati, del trading e dell'analisi tecnica, arrivando a commettere errori, appunto, da principianti. Questo fenomeno è certamente alla base e all'origine di molti dei problemi che sperimentano la maggior parte dei trader, per non dire tutti. Credo fermamente che la tanto decantata disciplina spesso non basti, o meglio non credo sia solo una questione di disciplina quando ad esempio non rispettiamo uno stop loss oppure usciamo troppo presto da un trade profittevole, per citare solo alcuni degli errori causati dalla regressione cognitiva.

Il vero problema, a mio avviso, non è solo una questione di disciplina, ma piuttosto la capacità di controllare e, se possibile, arrivare ad evitare gli stati di regressione cognitiva. Anche a questo serve il simulatore, non solo a testare le strategie e le proprie capacità e conoscenze. In pratica, esattamente come fanno gli sportivi professionisti, ma anche i militari in addestramento, si cerca di ripetere il più fedelmente possibile quelle situazioni di stress che, ad esempio, si possono ritrovare in battaglia. Ciò al fine di portare le reclute a comportarsi nel momento di stress in maniera quasi automatica, poiché hanno ripetuto tante volte durante l'addestramento una simulazione di tali situazioni, evitando quei fenomeni di regressione cognitiva che li porterebbero a comportarsi come l'ultima delle reclute, mettendo a rischio la propria vita e quella degli altri.

L'utilizzo che faccio del cardiofrequenzimetro, che utilizzo anche nelle sessioni simulate, è esattamente finalizzato a cercare uno strumento oggettivo che mi avvisi in quei momenti in cui sono a rischio di sperimentare fenomeni di regressione cognitiva. Nel mio caso, mi sono reso conto che durante le sessioni di trading reale (con il trading simulato accade la stessa cosa, anche se ovviamente su frequenze cardiache inferiori) ogniqualvolta la mia frequenza cardiaca supera i 100 battiti al minuto sono a rischio di regressione cognitiva. Ho così messo un allarme sonoro, impostabile su qualsiasi cardiofrequenzimetro (io ne ho comprato uno a € 27 che funziona perfettamente alla Decathlon) che suona quando la mia frequenza cardiaca supera tale limite. In questo modo, dispongo di uno strumento semplicissimo e nel contempo preziosissimo che mi avvisa ogniqualvolta rischio di comportarmi da perfetto principiante, poiché sappiamo bene come una volta che la posizione è aperta ci sembra quasi di non ragionare più, anche se in realtà siamo semplicemente vittime di questo fenomeno, che tuttavia può essere in qualche modo controllabile.

In sostanza, la persona che studia i grafici la sera prima una mattina prima dell'apertura dei mercati e la persona che diventiamo nel momento in cui apriamo una posizione si differenziano proprio perché la seconda spesso si trova ad essere vittima di questi fenomeni, che tutti voi conoscerete benissimo se avete mai avuto modo di fare almeno un trade. La potenza del biofeedback sta proprio nel fatto che strumenti come il cardiofrequenzimetro che permettono di ricevere un avviso di pericolo in modo tempestivo. L'avviso è poi quello che ci invia il nostro corpo, che la mente tarderebbe a registrare a livello conscio, mentre grazie al cardiofrequenzimetro questo processo viene accelerato.

Insomma, non appena sento suonare il cardiofrequenzimetro sò che sta iniziando a comportarmi da neofita, quindi devo in qualche modo fermarmi un attimo, fare un passo indietro ad esempio allargando il timeframe e nel contempo cercare di concentrarmi per riportare le pulsazioni al di sotto del livello di guardia e riguadagnare la capacità di analisi adeguata alle mie conoscenze e alla mia esperienza sui mercati. Tutto questo, con un po' di allenamento, avviene in pochi secondi: giusto il tempo per riguadagnare quella compostezza soprattutto mentale che mi allontani dai rischi di regressione cognitiva che mi porterebbe inevitabilmente a commettere errori spesso molto costosi.

Spero che qualcuno di voi si interessi a questo aspetto del trading operativo e provi a incorporare nella propria strategia anche questo importante elemento, ci sono degli ovvi benefici anche a livello di salute, poiché si evita di stressare troppo il proprio cuore, abituandosi a controllare la propria frequenza cardiaca elemento molto importante in professioni come il trader intraday, dove oggettivamente esistono forti controindicazioni anche a livello di stress cardiaco. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate ed eventualmente la vostra esperienza in merito, se deciderete di provare il biofeedback nel trading.

Vedi anche: Biofeedback: il futuro del trading