Pubblico integralmente un email inviatami da un lettore del profste blog, Salvio Di Maio di Etf Italia, che giustamente fa delle osservazioni riguardanti il mio post di ieri sulla scelta tra TFR e fondi pensione. Le osservazioni che mi ha poi inviato anche in email le ho trovate molto precise e competenti e ritengo possano ben integrare quello ho pubblicato ieri e che era solo il mio personale punto di vista.
Ripeto ancora una volta, che quella esposta è la scelta che farei io in base alle mie esigenze, mentre è vostro dovere informarvi in modo completo e senza tralasciare alcunché poiché si tratta del vostro futuro e di quello delle vostre famiglie.
Come correttamente mi si fa notare la decisione riguarda tutti, anche coloro che lavorano in aziende con meno di 50 dipendenti, l'unica differenza risiede nell'obbligo per quelle sopra i 50 di trasferire poi presso l'inps i fondi che i lavoratori hanno deciso di mantenere nella forma di TFR senza trasferirli ai fondi pensione. Aggiungo che nel 2008 è prevista anche una revisione di questa deroga. I lavoratori devono comunque decidere cosa fare entro il 30 giugno, anche se lavorano presso aziende con meno di 50 dipendenti.
Pubblico di seguito integralmente l'interessante email e ringrazio pubblicamente per le osservazioni che rivelano un'ottima conoscenza della materia, che sono certo saranno utili anche a molti di voi.
"Caro profste,
sono un tuo assiduo lettore e oggi ho letto quanto tu scrivi sul TFR. Parli di orde di bancari e assicuratori che cercando di convincere i dipendenti di passare ai fondi pensione. Beh, qui c'è già uno sbaglio di fondo, perché bancari e assicuratori spingono in prima istanza per i PIP, dove di polli però ce ne sono già tanti. Al limite spingo verso i fondi pensione aperti, giacché quelli chiusi sono diciamo gestiti dai sindacati. Beh, come tutti i prodotti questi FPA possono essere buoni o scadenti. Ma ciò di cui si parla soprattutto sono i fondo pensione chiuso o negoziali, che hanno costi bassi (<1% la media) e investimento tipicamente prudenti. Dici che solo i dipendenti di aziende con oltre i 50 dipendenti dovranno fare la scelta, ma in realtà non è così perché tutti dovranno decidere. L'unica differenza è che le aziende con più di 50 dipendenti dovranno "girare" il TFR all'inps, che avrà l'onere di gestirlo. Ma modalità di uso rimangono le stesse. Parli di rendimento garantito pari all'inflazione come grande vantaggio. Ma come grandissimo vantaggio dell'usare un fondo pensione negoziale (chiuso cioè di categoria) è che il datore di lavoro dovrà versare non solo il TFR ma anche una quota pari a quella che versa volontariamente il dipendente, fino ad un massimo del 1,5% del reddito lordo. Ciò si traduce, come calcola l'aduc, in un rendimento annuale del 10% confrontato con il TFR lasciato in azienda. Non mi pare poco. ("ll contributo del datore di lavoro rappresenta mediamente il 10-15% del TFR. Si tratta di un importo cosi' significativo che qualunque disquisizione sull'ipotetico rendimento del TFR mantenuto in azienda e quello dei fondi pensione perde di significato"). E, altro grande vantaggio, sta nella tassazione, aspetto comunque rilevante. Il TFR è tassato come IRPEF, quindi potenzialmente anche al 43%, mentre il fondo pensione è tassato al massimo al 15% per scendere con gli anni al 9%. Certo, hai scritto in fondo al post che ognuno si dovrebbe ben documentare. Ma molti lettori dando credito al tuo post, ed essendo i tuoi post sempre di altissimo livello, potrebbe essere indotti a non informarsi adeguatamente perdendo magari una discreta opportunità per la gestione del loro futuro. Cordiali saluti. Salvio Di Maio"
Si consiglia la lettura di questo articolo sul sito dell'ADUC, che spiega in modo esauriente tutta la problematica. Detto tutto questo, io che lavoro ogni giorno sui mercati finanziari e posso dire di avere una discreta conoscenza degli stessi resto della mia opinione e ribadisco la scelta che personalmente farei senza alcun dubbio: mantenere il TFR nella forma attuale e non aderire ai fondi pensione, dichiarando all'azienda la propria intenzione entro il 30 giugno, per non incappare nell'iniquo meccanismo del silenzio assenso. Anche perché resta la possibilità di aderire in futuro ai fondi pensione, quindi non c'è alcuna fretta, mentre una volta scelti i fondi pensione non si ha più la possibilità di tornare indietro.
Qui trovate istruzioni e modulo per mantenere il TFR in azienda.
Qui invece troverete un interessante video di Beppe Scienza autore del libro "Il risparmio tradito".