La seduta di ieri ha visto il nostro S&P MIB recuperare il terreno perso rispetto alla sera precedente quando l'annuncio del ribasso dei tassi da parte della fed è arrivato quando Piazza Affari era chiusa.
Per quanto riguarda gli altri indici azionari, di cui seguiamo i corrispondenti contratti future, c'è stato un naturale proseguimento della positività, con un corrispondente inizio di ricerca di equilibrio, che necessariamente deve seguire i fortissimi imbalance creati da eventi come quello di martedì sera. Quello che è certo è che per ora i mercati azionari hanno festeggiato l'intervento della fed e ieri mattina anche il bund, che inizialmente aveva in qualche modo tentato di resistitere è sceso tornando all'interno della congestione che ne conteneva l'azione dal 16 agosto, fino al breakout del 7 settembre. C'è da rilevare peraltro che la discesa nei prezzi del Bund, come quella di tutti i titoli obbligazionari implica un rialzo dei tassi di interesse, che segnala come la crisi di liquidità e creditizia sia tuttaltro che risolta.
Per ora i mercati dovranno digerire l'intervento dell'autorità monetaria USA e per questo si attende il periodo di consolidamento necessario, per poi decidere il da farsi. E' probabile che da un lato si arrivi a testare i massimi di luglio, che con i rialzi degli ultimi due giorni sono a un passo per tutti gli indici azionari, così come il detto "Don't fight the Fed" suggerirebbe.
Andando per gradi e, come sempre, evitando previsioni di alcun tipo, attenderei una eventuale contrazione dei range giornalieri, che mostrerebbe quella ricerca di equilibrio di cui sopra, per poi valutare un'uscita dalla stessa, che ci indichi la direzione che i mercati vogliono prendere.
Ricordiamo, infatti, come i mercati finanziari si trovino ancora in mezzo a un guado, poiché se da un lato possono confidare nell'intervento sistematico della Fed e delle bache centrali, per salvare da situazioni drammamtiche, con conseguenti problemi di Moral Hazard, che porta investitori e banche ad abituarsi a prendere rischi più elevati del dovuto proprio confidando nell'arrivano i nostri, dei quali prima o poi (magari tra qualche anno) se ne pagheranno le conseguenze; dall'altro gli investitori istituzionali sanno come la crisi creditizia sia ancora ben presente e i suoi effetti tuttaltro che esauriti. Anzi, l'intervento della fed, nella sua eccezionalità ne ha evidenziato tutte le caratteristiche di drammaticità. Ovvio quindi che ne derivino elementi di cautela e di incertezza, che devono riflettersi anche nei nostri giudizi sull'andamento dei mercati.