Dopo molto tempo dall'ultima pubblicazione nell'ambito di questa serie di post dedicati al dilemma che moltissimi si pongono riguardo al fatto se sia o meno possibile vivere di trading arrivo al post conclusivo, che mi è costato molta ricerca e per questo tanto tempo e ancor più riflessioni in merito al dilemma di come presentare a voi che state leggendo le mie conclusioni.
Le conclusioni che presento qui contengono la mia risposta al dilemma e sono basate sulla mia esperienza personale. Esperienza fatta di presenza quotidiana sui mercati, di studio e approfondimento di una materia tanto affascinante quanto vasta e sotto certi aspetti illimitata, se è vero che, mai come in questo campo, ci si può sentire realmente arrivati. La professione del trader assomiglia più ad un viaggio perenne e senza una meta ultima. Un viaggio verso una continua evoluzione e ricerca del miglioramento, che accompagnano ogni aspetto della vita che tende a diventare un continuum con il trading stesso, senza per questo dover rinunciare dover agli altri ambiti della vita, che anzi diventano elementi integrativi e utili al raggiungimento dei propri obiettivi, come ad esempio i momenti di ricreazione, lo sport, l'arricchimento culturale e quant'altro.
Dai post precedenti si evince come io per primo mi sia reso conto di quanto sia difficile, se non a volte virtualmente impossibile, riuscire in questo mestiere. Credo sia mio dovere cercare di mettervi in guardia da chi vi propone una facile via alla ricchezza e al successo. Se questo è ciò che cercate dimenticate il trading.
Nel trading non ci sono scorciaotie. Nel trading non si può barare. Nel trading non si può rubare, copiare, mistificare, ingannare. Nel trading non si può dare la colpa a qualcun altro dei propri insuccessi o trovare delle scuse per i trade in perdita, tutto dipende solo e sempre da noi e da noi stessi. Questi elementi, insieme alla disciplina ferrea che deve dominare ogni aspetto di questa professione, sono tra quelli che rendono difficile questo mestiere.
Il trading vede perdere le persone dotate di un'intelligenza superiore e chi è così stupido da pensare che sia facile. Essere troppo analitici non aiuta, così come non si deve essere nemmeno troppo semplicistici: fare trading istintivo è un pessimo modo per guadagnarsi da vivere.
Qual'è quindi la mia risposta alla domanda si può vivere di trading? La mia risposta è no, nel senso che da un punto di vista probabilistico è un'impresa praticamente impossibile: quindi se stai pensando di fare del trading la tua vita sappi che non ci riuscirai mai e se anche dovesse accadere sarebbe l'eccezione che conferma la regola. Per capirci: riuscire a vivere di trading è tanto difficile quanto per chi inizia a fare uno sport qualsiasi arrivare all'oro olimpico in quella disciplina, in tal senso non sarebbe corretto rispondere di si alla nostra domanda fatale. Certo, qualcuno ci riesce, ma le probabilità sono fortemente a sfavore di chi inizia e questo va detto chiaramente. Non posso dirvi che iniziando arriverete sicuramente all'oro perché vi prenderei in giro e in questo settore sono già in molti a farlo, troppi. Se ancora aveste dei dubbi in merito, vi ricordo che in questo settore una via d'uscita, meno improbabile di quanto pensiate, è quella tragica cui arrivò Jesse Livermore, ritenuto da molti il più grande trader di tutti i tempi: fermatevi a riflettere su quest'unico elemento: perché uno dei più grandi trader di tutti i tempi è arrivato ad una scelta così drastica?
Questo è il mondo del trading. Questo è quello che nessuno vi dice, che è pericoloso, che può portare alla rovina, che può distruggere una vita. Completamente. Sono pochi gli ambiti della vita che hanno questi aspetti di pericolosità e di rischio, che possono portare a soluzioni estreme. Ecco perché tengo così tanto a sottolineare come chi inizia a fare trading si trova davanti la legge delle probabilità che impietosamente sottolinea come sia virtualmente impossibile arrivare a vivere di trading e chi ci riesce, se è vero che esiste qualcuno che vive solo di trading e null'altro, rappresenta l'eccezione, il caso particolare, l'outlier. Ragionevolmente non è possibile basare la propria speranza di successo e quindi di reddito su un eccezione, sarebbe corretto basarlo su ciò che rappresenta la regola. Questo è mio dovere chiarirlo con forza.
Se poi è vero, come è vero, che tra chi inizia a praticare una disciplina c'è una persona, una sola, che arriva all'oro olimpico per quella disciplina, allora è possibile anche iniziare a fare trading puntando a quell'unico risultato, a quell'unica possibilità, avendo ben chiara la sostanziale impossibilità iniziale di raggiungerlo dal punto di vista probabilistico e NON pensando che sia facile o comunque fattibile, perché si finirebbe per prendere in giro soprattutto se stessi e per non porre le giuste basi e premesse necessarie ad affrontare tutte le difficoltà che si incontreranno in quest'impresa virtualmente impossibile.
Qui non vi sto parlando di chi fa trading e affiancandolo ad un altra attività, che peraltro ritengo essere un approccio giusto e corretto al problema, anche se spesso la propria fonte principale di reddito finisce col finanziare di fatto le perdite del trading, nascondendo così le proprie reali capacità. In ogni caso, queste persone, che lo ripeto ritengo facciano benissimo a non lasciare la propria attività principale (cosa che sconsiglio fermamente di fare in qualsiasi caso), stanno al professionista sportivo come quelli che la domenica o la sera si mettono la tuta e vanno a correre o in bicicletta o a giocare a calcetto: è giustissimo farlo, ma non è paragonabile a chi di quelo sport ha fatto la propria professione unica ed esclusiva senza nulla togliere all'uno e agli altri, sono solo due cose diversissime e quindi non confrontabili.
Chi si cimenta in questa disciplina in modo esclusivo o si sta chiedendo se arrivare a farlo deve aver ben chiaro questo concetto: il trading è uno dei pochi ambiti dove le probabilità di successo per chi inizia sono praticamente nulle. Meglio, molto meglio, continuare a farlo solo come hobby avendo alle spalle la garanzia di un'altra fonte di reddito sicuro. In questo modo il trading può essere anche divertente, emozionante e intrigante, tanto quanto un hobby può arrivare ad esserlo ed ecco perché la redditività può in questi casi passare in secondo piano. Ci sono numerosissime persone che si dilettano di trading e mercati arrivando a trarre soddisfazioni enormi da questa passione e anche un grado di conoscenza ed esperienza di tutto rispetto.
Il trading professionale è però un'altra cosa, non c'è nulla di uguale in ciò che si può provare rispetto a chi si trova sui mercati per diletto, per quanto lo si possa prendere seriamente un hobby rimane sempre un hobby e un dillettante non sarà mai un professionista e non saprà mai cosa significhi esserlo. Chi si pone davanti al monitor sapendo che i suoi mezzi di sostentamento possono arrivare solo dal mercato ha un approccio completamente diverso da chi sa bene come qualsiasi cosa accada c'è la certezza di non rovinarsi grazie allo stipendio, pensione o rendita che a fine mese arriva puntuale e rassicurante come solo una fonte di reddito fissa sa esserlo. So che è difficile da comprendere se non si è mai provata una cosa simile, ma il trading come professione non ha nulla di eccitante, di elettrizzante e emozionante, a volte può essere anche molto noioso e ripetitivo, specie nelle numerose routine che cadenzano le giornate del trader professionista e lo aiutano a trovare la disciplina che lo accompagna sui mercati ogni giorno. Pensate alla disciplina richiesta nelle arti marziali, al grado di controllo e autocontrollo quasi inumano e certamente antiistintivo richiesto al trader professionista come condizione essenziale di sopravvivenza.
Fare trading professionalmente richiede tempo, dedizione e disciplina infiniti e non è una questione di prendere le cose più o meno seriamente. Il trading professionale richiede una passione assoluta che aiuti a rialzarsi e ricominciare quando si cade e ci si fa male, che aiuti ad attraversare e superare tutte le fasi e le difficoltà che si incontrano da quella di principiante fino a quella che rappresenta l'obiettivo finale, diventare un eccellente professionista: l'eccezione alla regola.
Vedi anche:
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