01 gennaio, 2009

Hedge Fund: un'altra tappa del percorso profste

AGGIORNAMENTO: in questo articolo (in inglese) viene spiegato con estrema precisione il motivo della crisi degli Hedge Fund cui mi riferisco sotto, come punto di congiunzione tra lo schema Madoff e il funzionamento degli stessi Hedge Fund.

Durante queste giornate di pausa dovuta alle festività natalizie ho formalizzato una decisione molto importante per quanto concerne il mio percorso professionale, che da sempre condivido con voi da queste pagine che rappresentano uno specchio e una cronaca della mia evoluzione personale e come trader professionista.

Come molti ricorderanno, dal giugno scorso ho iniziato a collaborare con un hedge fund londinese, collaborazione che mi ha portato a poter essere presente sui mercati da una posizione certamente privilegiata, quella degli investitori istituzionali, che in un anno importante e sotto molti aspetti storico, come questo 2008 che si sta concludendo, mi ha permesso di vivere la presente crisi economica e finanziaria a fianco dei protagonisti, nel bene e nel male, della stessa. Questa esperienza professionale, che per molti aspetti posso considerare un'opportunità unica, mi ha fornito un bagaglio di conoscenza ulteriore, che ha profondamente arricchito la mia preparazione, permettendomi di fare un'esperienza soto molti aspetti irripetibile ed estremamente importante per la mia formazione.

Aver lavorato, proprio nel secondo semestre 2008, durante quello che probabilmente è stato il culmine della crisi (al momento tutt'altro che esaurita), mi ha fornito un'opportunità che ritengo realmente unica e irripetibile, poiché, come spesso ho ricordato da queste pagine, ciò cui abbiamo assistito dall'agosto 2007 in poi è stata e sta essendo realmente la storia in diretta, in quanto storici ed epocali sono gli avvenimenti che stiamo vivendo. Ho ricordato più volte, negli incontri con voi e da queste pagine, come questo periodo di crisi rappresenti anche una grossa opportunità, per chi inizia e per chi vuole imparare, poiché in ogni giornata sui mercati sono frequentemente condensati una serie di eventi che prima necessitavano di diverse settimane, se non mesi, per potersi sviluppare. Se quindi i mercati presentano certamente un ambiente di trading altamente competitivo e quindi altamente rischioso, lo stesso è e può rappresentare per tutti noi, non solo per chi inizia, un campo pratica in grado di fornirci un'esperienza storicamente rilevante e in grado di accelerare la nostra curva di apprendimento e il nostro percorso professionale, a patto che si riesca a sopravvivere a noi stessi, con l'esigenza vitale di salvaguardare, come sempre, il nostro capitale monetario e psicologico.

Tornando alla mia esperienza, da giugno in avanti, ho avuto modo in una prima fase di assistere in prima persona ai meccanismi che stanno dietro l'operare degli investitori istituzionali, confermando molte delle, fino ad allora solo ipotesi, che avevano costituito la spina dorsale del mio metodo di trading, che cerca in primo luogo di agire ed operare lavorando dalla parte dei professionisti, cercando, come dico spesso, di passare dall'altra parte della barricata, evitando così di subirne l'agire e le manovre, ma cercando di riprodurne metodi e modi, anche se su scala ridotta, cosa che, come vedremo, può arrivare a costituire perfino un vantaggio.

In una seconda fase, ho iniziato a fornire i miei metodi ed analisi al fondo, che ha integrato le stesse nelle sue strategie operative e di gestione del rischio, fornendo quotidianamente un quadro di insieme della situazione dei mercati, entro il quale far girare le strategie tipiche del fondo stesso. Infine, sono arrivato a integrare il mio metodo e il mio trading nelle stesse strategie del fondo, arrivando a fare,
per il fondo, esattamente quello che facevo e faccio da trader privato.

A tal proposito, una delle domande che più spesso mi è stata rivolta è se avessi modificato il mio modo di fare trading, alla luce della mia collaborazione. Come si può desumere anche da quanto descritto sopra, la risposta è sempre stata negativa, nel senso che dal punto di vista puramente operativo ho sempre agito come quando opero privatamente, con l'unica differenza che la dimensione dei trade realizzati dal fondo era ovviamente più consistente, data la necessità di realizzare performance su un capitale più elevato di quello spesso disponibile per un trader privato.

Se quindi la prima fase la collaborazione col fondo mi aveva portato ad un esperienza aggiuntiva, permettendomi di vedere come agiscono gli investitori istituzionali, col passare del tempo il bilancio in termini di conoscenza ha smesso di presentare voci per me attive, portando il lavoro stesso ad essere più di routine e sostanzialmente simile a quello che svolgevo e svolgo quando faccio trading per me stesso, anche se con delle differenze importanti, che col tempo hanno iniziato, non lo nego, a pesare e che vado ad elencare:

- necessità di fare trading e performance tutti i giorni, tutte le settimane e tutti i mesi, con la conseguente mancanza di libertà operativa, che permette al trader privato di non operare quando il mercato o lui stesso non sono nelle condizioni corrette e necessarie;

- la necessità di essere presente in un ufficio, con orari elastici, ma alla fine molto impegnativi, poiché si lavora spesso dalle 7 di mattina alle 22, con poche e rare pause; elemento questo che porta spesso ad una perdita di lucidità analitica, che il trader privato può mantenere alternando le sessioni operative alle necessarie e spesso vitali pause;

- il sistema di remunerazione certamente sfavorevole per me, poiché basato sulla realizzazione da parte del fondo di performance ovviamente molto più consistenti di quelle necessarie per vivere dignitosamente ad un trader privato, con le conseguenti pressioni a realizzare le performance stesse che contribuiscono a creare un ambiente di lavoro, a mio avviso, scarsamente produttivo e certamente, portando, ad una mancanza di lucidità analitica e operativa, che tolgono l'oggettività che resta uno dei pilastri del mio metodo di trading e probabilmente del trading in generale;

- il contatto con gli altri trader e interfacce del fondo, come banche e istituzioni, che porta inevitabilmente a parlare della situazione di mercato e delle proprie visioni, per uno scambio di opinioni che ho compreso come fosse per me sfavorevole nel momento in cui mi ritrovavo spesso ad essere influenzato dalle conversazioni e a perdere l'oggettività che ritengo essere vitale.

In sintesi, man mano che passavano le settimane e i mesi, mi sono reso conto di come io non stessi acquisendo quasi più nulla in termini di conoscenza ed esperienza dalla collaborazione col fondo, mentre subivo in misura crescente le conseguenze negative dei punti
sopra elencati, soprattutto quella della perdita di obiettività e lucidità nelle analisi che ogni giorno dovevo sforzarmi di ricostruire, la dove prima di collaborare col fondo era un elemento in me innato. Insomma, col tempo, mi sono reso conto che il bilancio di questa collaborazione era nettamente in mio sfavore e la mancanza di offerte di forme di remunerazione fissa, non aggiungeva alcun elemento che mi portasse a considerare vantaggioso il lavorare per il fondo stesso, dato che non contribuiva a fornire un reddito esente da rischio al mio bilancio familiare, cosa che, come sapete, ritengo essenziale per poter fare trading in modo professionale.

Ecco quindi che, in pochi mesi, mi sono ritrovato a dare al fondo più di quanto prendessi, sia in termini monetari, sia in termini di esperienza e conoscenza. Questo anche se il fondo ha di per se performato bene per tutto il 2008, distinguendosi per aver realizzato un 1% circa di performance media mensile in un anno dove, la stragrande maggioranza parte degli hedge fund ha perso moltissimo, dimostrando così di riuscire a sopravvivere e a fare profitto anche in situazioni realmente critiche e svantaggiose, come quelle cui abbiamo assistito negli ultimi mesi.

A questa situazione e considerazioni personali, si è aggiunto poi il fatto che, negli ultimi mesi, l'acuirsi degli effetti della crisi ha letteralmente travolto il mondo degli hedge fund, degli investitori istituzionali e delle banche, portando a far sentire le conseguenze della stessa anche per chi è stato capace di generare risultati positivi anche in un mercato come quello corrente.

Non è certo una constatazione difficile osservare come tutta l'industria degli hedge fund sia in crisi e che il modello stesso di veicolo di investimento alternativo stia subendo un profondo ripensamento, dovuto al fatto che essenzialmente questi hedge fund erano nati per garantire agli investitori la possibilità di guadagnare in ogni condizione di mercato e non solo al rialzo, cosa che negli ultimi mesi si è dimostrata tutt'altro che vera. Ecco quindi che anche chi in questo 2008 ha fatto bene, con performance intorno all'1% di media mensile, si ritrova a subire gli effetti della crisi di questo modello di business.

In tal senso, la recente scelta di alcuni dei più grandi hedge fund al mondo di bloccare le redemption, ossia togliere la possiblità agli investitori di ritirare i propri capitali investiti, con una misura d'emergenza che permetta loro di far fronte alle perdite accumulate negli ultimi mesi è stata, anche a mio avviso, una mossa suicida. Per saperne di più consiglio di leggere questo commento interessantissimo (in inglese) pubblicato il primo dicembre scorso. In particolare, questo passaggio mi trova pienamente d'accordo sulle conseguenze possibili di questa discutibile decisione per l'industria in generale:
Suspending withdrawal requests is a mistake. Investors remember that Bear Stearns blocked redemption requests on two of its hedge funds and both went to zero. By blocking withdrawals, hedge funds are creating a pent-up desire to get out.

Furthermore, by suspending withdrawals, investors are going to have a heightened sense of mistrust of investing in hedge funds even after the market does bottom. Looking ahead, someone who wanted out but could not get out is unlikely to ever invest in hedge funds again.

The hedge fund industry is going to collapse in the wake of mismanagement, excessive use of leverage, blocking withdrawals, excessive fees, and a heightened sense of mistrust everywhere. Hedge funds were supposed to make money in any environment, either up or down, collectively they clearly failed.
A questo, si è poi aggiunto, nel mese di dicembre, lo scandalo Madoff, che tutti conoscete e che ha portato ad enormi perdite anche ad una classe di investitori, i fondi di fondi e i fondi di fondi hedge, che sono stati in molti casi travolti da questa vicenda. Il compito di questi fondi di fondi consisteva essenzialmente nel selezionare i fondi più performanti e affidabili per i propri clienti, eseguendo la cosiddetta due diligence che permettesse agli stessi clienti di investire con fiducia in strumenti complessi, che erano appunto selezionati per loro. La vicenda Madoff ha mostrato come tutto il criterio di selezione fosse spesso tutt'altro che affidabile, portando ad un danno di immagine enorme per tutto il settore, che subirà certamente un profondo processo di riorganizzazione e ripensamento di modi e metodi utilizzati prima di potersi ripresentare presso gli investitori per tentare di riguadagnare la fiducia che in gran parte si è persa proprio come ulteriore conseguenza della vicenda Madoff, come danno accessorio che si somma alle enormi perdite subite.

Devo confessarvi che la sera del 12 dicembre, quando al termine dell'ITForum partenopeo, lessi nella mia camera d'albergo le notizie dell'affaire Madoff, che si andavano a sommare alle considerazioni personali che in quel periodo stavo facendo riportate sopra, compresi pienamente come fosse arrivato il momento di prendere una decisione importante per il mio futuro professionale, ossia se proseguire o meno la mia collaborazione col fondo. Il lunedì successivo, condivisi con i partecipanti all'ultima edizione del mio corso le varie considerazioni in merito e comunicai loro, in anteprima, che avrei preso una decisione in proposito entro le vacanze natalizie.

Nei giorni successivi al corso ho poi deciso di non operare, cercando di trovare il tempo e le condizioni necessarie per arrivare a prendere questa decisione con la dovuta e necessaria tranquillità, approfittando della scarsa liquidità che caratterizza i mercati prefestivi e del fatto che era abbastanza evidente che la gran parte degli operatori aveva in qualche modo deciso di anticipare la chiusura dell'anno, per tornare solo dopo le feste sui mercati.

Spesso quelle che crediamo essere delle decisioni da prendere, si rivelano essere già state prese dalla vita e dallo svolgersi degli eventi e un po' come ho tentato di fare in questo scritto, ho provato a mettere sul tavolo tutti gli elementi per vedere cosa gli stessi mi portassero a fare e, come credo avrete probabilmente intuito, la decisione era già stata presa: era meglio lasciare.

Il trading, come parabola della vita, mi ha insegnato una cosa, tra le tante, che prima non ero molto in grado di fare: riconoscere i miei limiti ed errori, piuttosto che tentare di nasconderli e/o giustificarli, e intervenire in tal senso. Insomma, ho imparato a riconoscere e rispettare gli stop loss della vita, anche professionale e ad agire senza titubare, con la certezza che sia meglio riconoscere una perdita e incassarla, piuttosto che insistere e intestardirsi, provocando immancabilmente danni ben più gravi.

Anche nella decisione rigurdante la mia collaborazione con il fondo, la tentazione di proseguire era grande, il fondo stava e sta ancora facendo bene ed è al momento ancora lontano da una crisi, che spero per loro non arrivi mai. Io avevo passato gli ultimi sei mesi a lavorare per loro a ritmi incredibili, con una media di 8/10 ore al giorno, sacrificando le vacanze estive, il lavoro sul sito, che in questi mesi ho effettivamente aggiornato pochissimo e quindi il rapporto con voi. Il senso di smarrimento è stato grande, anche se personalmente mi sono pienamente reso conto di come tutto il modello di investimento nei fondi hedge e nei fondi di fondi, che investono negli hedge, sia bisognoso di un profondo ripensamento e di una riorganizzazione radicale che porti in un futuro, non prossimo, gli investitori a ritrovare la necessaria fiducia verso queste forme di investimento. L'abbinamento dei due avvenimenti delle redemption bloccate da un lato e della vicenda Madoff dall'altro, con la messa in discussione del modello dei fondi di fondi, ha certamente gettato un'ombra pesante sul mondo dei fondi e dei fondi hedge. Servirà quindi molto tempo per riguadagnare l'immagine necessaria a portare gli investitori a fidarsi di queste entità, che avevano promesso di essere in grado di guadagnare in ogni condizione di mercato, promessa che nell'ultimo anno hanno mostrato di non saper mantenere. Le prospettive a breve per l'industria degli hedge fund non sono certamente rosee e tali da permettere di prevedere che i flussi di investimento in entrata superino quelli in uscita, la mancanza di investimenti porterà ad un acuirsi della crisi che ha già visto dimezzarsi nel corso del 2008 la massa gestita dai fondi hedge.

Personalmente non so nemmeno se alla fine di tutto il processo i fondi hedge esisteranno ancora o se l'industria troverà un altro nome, dato che quello corrente è certamente poco utilizzabile a livello marketing. Quale che sarà la soluzione, è certo che richiederà molto tempo e personalmente ho delle esigenze di più breve periodo, prima fra tutte quella di garantire una serenità anche economico finanziaria alla mia famiglia, cosa che il permanere in quell'ambito non mi permetteva più.

Accanto alla crisi che ha travolto il mondo degli hedge fund, mi sono reso, infatti, conto di come (e qui viene la buona notizia per tutti noi) sia effettivamente possibile e, in questo ambiente di trading dominato dalla crisi costituisca addirittura un vantaggio, ritagliarsi uno spazio più che dignitoso operando sui mercati privatamente. I vantaggi sono legati ai punti esposti sopra, primo fra tutti la dimensione contenuta dei capitali mossi permette un'elasticità di movimento che certamente costituisce un vantaggio in tempi di crisi, anche per il fatto che non si è costretti a relizzare performance ogni giorno/settimana/mese/anno, ma si possono calibrare i propri interventi sul mercato in base alle opportunità offerte dallo stesso e al proprio stato d'animo, che non sempre è adatto a operare. Fare trading privatamente offre, insomma, una libertà d'azione che non è concessa agli investitori istituzionali, elemento che rappresenta certamente un vantaggio, a patto che si agisca sempre in modo professionale e abbinando ai redditi variabili e aleatori provenienti dai mercati, dei redditi fissi ed esenti da rischi, che permettono di mantenere la necessaria lucidità e distacco. Se consideriamo poi il fatto che la crisi corrente conferisce alle piccole dimensioni di trading un ulteriore vantaggio, poiché si possono meglio cogliere i repentini movimenti e la volatilità spesso esplosiva il trading privato arriva ad avere in questo periodo una serie di vantaggi, rispetto a quello istituzionale, che mai prima d'ora aveva sperimentato.

Insomma, mi sono reso conto di come piccolo possa essere meglio, anche se il nostro agire dev'essere sempre inquadrato nel rigore di un metodo, che fornisca un contesto professionale e mai improvvisato che regoli il rapporto con i mercati.

So che queste conclusioni possono apparire scontate e ovvie, ma personalmente ci sono arrivato solo dopo il mio lavoro con il fondo in mesi così particolari e intensi. Per essere giunto a queste conclusioni, devo ringraziare anche il mio amico Davide Biocchi, con il quale ho spesso parlato condividendo la mia esperienza professionale e che mi ha aiutato a comprendere come piccolo possa essere meglio, grazie alle ragioni esposte sopra. Davide è, come me, un convinto assertore del fatto che solo abbinando redditi fissi e il più possibile sicuri all'attività di trading si possa arrivare al successo sui mercati, cosa che lui sperimenta da più di dieci anni mostrando un grado di longevità certamente raro tra i trader privati, con successi riconosciuti e reali, che si abbinano ad un profilo e ad un approccio caratterizzati da un estrema umiltà nei confronti del mercato, che condivido pienamente. Anche parlando con Davide e ascoltando il racconto delle sue esperienze ho avuto modo di capire come sia effettivamente possibile e, sotto molti aspetti vantaggioso, ritagliarsi delle vere e proprie nicchie sul mercato, operando in un modo certamente impercettibile per chi muove grossi capitali, ma che permette al privato di arrivare ad ottenere risultati consistenti e duraturi, cosa che molti dei fondi hedge e degli investitori istituzionali ha mostrato di non essere in grado di fare durante tutto il 2008.

Ecco quindi che la decisione che credevo di dover prendere era, in realtà, già stata presa dagli eventi e a me non restava che riconoscerne la validità e accettarne le conseguenza, prendendo questo stop loss, che vi assicuro mi è costato moltissimo, perché è molto fristrante pensare di aver buttato via sei mesi della propria vita dietro ad un progetto che si è rivelato non praticabile proprio nel momento in cui sarei arrivato a trarre i frutti dell'investimento di lavoro e tempo dedicato allo stesso.

Ripensandoci a mente fredda comunque mi rendo conto di come non sia stato tempo sprecato, tutt'altro, poiché ho potuto constatare come le mie teorie (prima basate solo su intuizioni)
su come operassero i professionisti fossero fondate e questo mi ha portato ad avere ancora più confidenza nel mio metodo di trading che io stesso mi sono trovato a dover ristudiare e reimparare in parte, dopo che l'esperienza del fondo mi aveva portato a perdere una parte dei vantaggi insiti nello stesso, come, ad esempio, la citata perdita di obiettività. L'esperienza di questi mesi mi ha portato a confermare la validità del mio approccio ai mercati, che in queste ultime settimane ho ripassato e perfezionato più volte grazie al lavoro svolto per la conclusione del libro e al corso che ho tenuto in dicembre, che come dico sempre è sempre un'occasione per ripassarlo prima e perfezionarlo poi. Insomma, il bilancio di questa esperienza non può essere negativo e la necessità di voltare pagina e proseguire il mio percorso professionale mi ha portato a cercare i lati positivi di questa mia parentesi.

Per quanto riguarda il lavoro con i colleghi del fondo, certamente resteremo in contatto, poiché mi hanno permesso di poter continuare ad appoggiarmi ai loro uffici milanesi per poter fare trading privatamente, in modo da poter restare in contatto e proseguire magari la collaborazione in altre forme. Questo mi permetterà di mantenere comunque un contatto produttivo con il mondo istituzionale, senza subirne gli svantaggi in termini operativi, dato che tornerò in possesso di quell'elasticità e obiettività, unita ad una maggior serenità operativa, che in questo momento solo la piccola dimensione permette di avere.

Per quanto riguarda noi, inteso come il rapporto che porto avanti da sempre con tutti voi, mi rinfranca tornare ad avere la possibilità di dedicarmi maggiormente a questo spazio online, ai video didattici e alle analisi, fino agli incontri che certamente proseguranno permettendomi di garantire una maggior disponibilità. Uno dei primi lavori, iniziati in questi giorni di festa, è quello di rispondere agli email che in questi mesi si sono accumulati e che lentamente sto smaltendo, come alcuni di voi avranno notato ricevendo le risposte alle loro missive che saranno abbinate a pubblicazioni di stralci delle stesse su queste pagine, ovviamente per le parti che possono interessare tutti e garantendo, come sempre, la riservatezza e la privacy di chi mi ha scritto.

Credo quindi che per voi questa non possa non essere una buona notizia con la quale si apre questo 2009, che ancora una volta vivremo insieme sui mercati, su queste pagine e negli incontri in giro per l'Italia.