Riprendo su queste pagine ed amplio la risposta data ad un lettore, che mi chiedeva della correlazione inversa tra Bund e mercati azionari. Come molti di voi sapranno, il consiglio che do è quello di seguire sempre anche il future sul Bund (titolo di stato tedesco a 10 anni) a prescindere dal fatto che non si vogliano tradare i future e/o ci si limiti al mercato azionario italiano. In particolare, il suggerimento è quello di osservare sempre come minimo il Bund, e i futures sugli indici Eurostoxx 50 ed S&P 500, per avere un quadro di riferimento globale entro il quale poi inserire i titoli azionari o futures che tradiamo. Questo è tanto più vero per chi segue il mercato italiano, che ha il problema dell'orario ridotto di contrattazione, che impedisce ai grafici di contenere tutti gli avvenimenti della giornata finanziaria, che andremo così a rilevare dai futures sopra indicati, che hanno orari di contrattazione più estesi e che arrivano fino alle 24 ore dell'S&P 500, che permettono di avere un ottima visione dell'influenza dei diversi mercati, asiatico, europeo, statunitense, sulla giornata finanziaria, sempre intesa a livello globale e non appunto locale.
Ho spesso ripetuto che seguire il Bund permette di avere una conferma o di osservare una divergenza, con tutte le conseguenze del caso poiché tende ad avere (anche se non sempre è così) un andamento inverso rispetto a quello dei mercati azionari. Inoltre, il Bund rappresenta un'ottima palestra per chi vuole imparare e simulare (mi raccomando non iniziate a fare trading in reale sul Bund se non lo conoscete a fondo!) perché essendo un mercato popolato di professionisti e molto poco frequentato dai dillettanti, permette di acquisire rapidamente quel modo di ragionare e vedere i mercati professionale che poi potremo applicare su qualsiasi mercato.
Dall'agosto 2007, periodo in cui la corrente crisi finanziaria si è iniziata a manifestare, il comportamento tendenzialmente inverso del Bund rispetto ai mercati azionari è stato spesso messo in discussione dalle turbolenze cui abbiamo assistito e probabilmente assisteremo ancora, conseguenti alla crisi stessa. Accadendo che mai come in questi mesi ci sono stati periodi, anche lunghi, dove il rapporto inverso che tendenzialmente si osserva tra Bund e azionari è venuto a mancare
Ultimamente, ad esempio, ho ricordato anche nelle analisi video come vi sia stata una vera e propia divergenza a livello daily, anche se in intraday si è continuata ad osservare una buona correlazione inversa. La stessa divergenza che avevamo evidenziato sui grafici giornalieri fino alla fine delle vacanze natalizie, col Bund che continuava a salire e i mercati azionari in laterale, ci aveva portato a consigliare la massima cautela rispetto ai rialzi festivi, cui è seguita poi la discesa iniziata la seconda settimana di contrattazioni del 2009 che ha parzialmente riallineato i due.
Dicevo, che in intraday, in questo periodo, la correlazione inversa Bund - indici azionari ha funzionato molto bene, almeno a mio avviso. Secondo me è, infatti, importante tenere sempre presente la correlazione inversa, tenendo solo sullo sfondo le cause macroeconomiche che possono averla causata come i tassi che non possono mancare, ma devono restare sullo sfondo specialmente nell'operatività intraday.
E' assolutamente importante poi settimana per settimana e giorno per giorno è osservare se
la correlazione risulta presente o meno, imparando a riconoscerla. Certo, non si possono basare entrate e uscite solo su questa, ed è bene, per evitare questo errore gravissimo, abituarsi a studiare per un periodo solo il comportamento del bund arrivando a simulare guardando solo il bund e poi rimettere anche gli altri indici e futures per osservare e riconoscere meglio la presenza o meno della correlazione inversa. Come sempre, serve tanto screen time (tempo trascorso davanti al monitor semplicemente osservando i mercati) e osservazione dei comportamenti per arrivare a riconoscere quando le correlazioni funzionano e quando no, tenendo presente in ogni caso sempre che c'è ovviamente la possibilità di sbagliare.