14 settembre, 2008

Joe Ross: tecniche di trading e gestione della posizione

Tra i tanti email ricevuti quest'estate e in questi primi giorni di settembre ne ho scelto uno, inviatomi da A.C., cui rispondere direttamente qui sul sito, poiché tocca una serie di questioni che possono certamente interessare anche altri.

In particolare, mi vengono poste una serie di domande interessanti sulle tecniche di trading di Joe Ross e sulla gestione della posizione cui rispondo molto volentieri, poiché io stesso all'inizio del mio percorso ho letto, studiato e applicato le tecniche di Joe Ross, che ritengo possano costituire un ottimo punto di partenza, come lo stesso autore dell'email sottolinea.

Le tecniche di Joe Ross sono utili poiché forniscono un metodo semplice e intuitivo per iniziare a dare un ordine a ciò che vediamo sui mercati che, specialmente all'inizio, può essere considerato molto confuso e scarsamente comprensibile. Tra l'altro, come ricorda anche l'autore del'email, Joe Ross non fa alcun uso di indicatori e devo confessarvi che proprio ispirandomi a questa sua impostazione decisi di eliminare a mia volta tutti gli indicatori, che mi avevano fino a quel momento più che altro confuso.

E' proprio il principio dell'osservazione del puro prezzo, tramite i grafici e null'altro, che più di ogni altro ho trovato utile delle tecniche di Joe Ross e che tutt'ora è parte integrante del mio stesso metodo di trading, che non è altro che l'unione di ciò che ho trovato utile e quindi tratto dai lavori dei diversi autori che nel tempo ho abbinato all'esperienza personale sui mercati, elemento questo insostituibile e preziosissimo, che tuttavia va abbinato sempre ad uno studio approfondito di tecniche e metodi dai quali appunto trarre idee e strategie che poi si compongono in quello che è il metodo di ciascuno di noi.

Venendo all'email ve ne riporto alcune parti di seguito con le mie risposte:
Quanto a me... beh, sono sempre nella fase di studio e paper trading (per fortuna). A fine luglio, quando ho constatato che dopo 300 trades simulati la equity line era decisamente insoddisfacente, ho deciso di cambiare qualcosa nella mia tecnica (troppo impulsiva e poco ragionata).

Un primo punto importantissimo è proprio questo, la persona che scrive è una delle tante che seguo nel loro percorso di formazione con incontri personali e via email. Molti hanno avuto la fortuna di iniziare col piede giusto, ossia simulando, in base al consiglio che do sempre e principalmente: quello di non avere fretta, di prendersi tutto il tempo necessario per studiare e apprendere e per simulare. Questo fino a quando non si raggiunga una profittabilità costante, non casuale e duratura, che sono la cosa più importante. In particolare, è fondamentale sopravvivere al proprio periodo di apprendimento salvando il proprio capitale da tutti gli errori che necessariamente si commettono durante lo stesso.

La frase scritta sopra, forse solo per inquadrare il discorso che segue, è certamente quella che più mi fa piacere, perché so che la stessa persona sta apunto sopravvivendo al proprio periodo di apprendimento e senza fretta alcuna seguendo i passi necessari per arrivare al trading professionale (che non è necessariamente il trading a tempo pieno).

Dopo aver visto un video del bravo Trombetta mi è venuta un'illuminazione: a detta di molti (Van Tharp in primis, ma anche molti altri) la gestione della posizione è forse più importante ancora delle tecniche di ingresso (Tharp arriva addirittura a dire che l'ingresso può essere casuale e, con un buon management della posizione si può essere profittevoli, ma questo mi pare forse eccessivo...).

Questo mi trova completamente d'accordo con gli autori citati, in particolare con la citata affermazione Van Tharp, del quale consigli l'essenziale Diventare Finanziariamente Indipendenti, secondo il quale anche a fronte di un ingresso completamente casuale, la gestione della posizione e l'uscita dal trade sono i passaggi fondamentali che portano alla profittabilità. Affermazione che quindi non trovo affatto esagerata. Il problema è che, spesso, chi inizia attribuisce un importanza eccessiva all'ingresso nel trade, mentre questa fase è realmente la meno importante e meno determinante, come con l'esperienza di arriva a comprendere.
Morale della favola, mi sono detto: tradando 1 solo contratto FIB non riesco a gestire bene le mie uscite. Perchè allora non passare a 2 e fare come suggerisce Trombetta, ovvero seguire questa REGOLA: fissato lo stop loss, il target del primo contratto è tale per cui R:R=1:1 (quindi equidistante dal punto d'ingresso rispetto allo stop loss), il secondo contratto lo si lascia correre e si prende profitto in base ad altre regole comunque fisse (es. io lo vendo al ritracciamento del 50% dal max profit teorico sulla carta). Così facendo, se la matematica (e il calcolo delle probabilità) non è un'opinione avendo almeno il 51% dei trade vincenti si ottiene una equity line crescente con regolarità.

Il metodo è certamente valido e la regola di salvare il 50% dei profitti è una di quelle suggerite da Joe Ross che io stesso utilizzo tuttora.
Mi sono subito messo a testare questa tecnica, unitamente ai segnali d'ingresso di Ross. Dopo un avvio scoppiettante però il mio entusiasmo si sta raffreddando parecchio. Ultimamente infatti ho preso delle belle sberle (sempre virtuali per fortuna). In particolare ho notato due cose:

1) il mio limite max di stop loss è 100 punti, il che equivale a 1000 euro di perdita max (sono 2 contratti), una bella botta... (almeno per me). Il fatto è che difficilmente metto stop inferiori a 70/80 punti, quindi se il prezzo mi da contro subito devo incassare delle perdite abbastanza consistenti. Tu dirai: metti stop più stretti... Con stop inferiori a 50/60 punti però non riesco ad applicare decentemente le tecniche d'ingresso e poi mi sento più a mio agio con stop un pò più ad ampio respiro

2) Seguendo la regola di gestione della posizione che ho sopra esposto devo resistere alla tentazione di liquidare il primo contratto prima che raggiunga il target. Anche alzando lo stop tramite trailing (e avvicinando di conseguenza il target, sempre mantenendo R:R=1:1) a volte devo rinunciare a dei profitti teorici per poi vedere il mercato che ritraccia fino allo stop...

Qui ci sono due elementi importanti, il primo è che si deve sempre avere uno stop loss con il quale siamo a nostro agio psicologicamente, quindi il numero di punti o tick o qualsiasi altra misura della perdita massima deve essere tale da permetterci di sopportarla psicologicamente quasi come se non fosse avvenuta o, meglio, come se fosse un costo (e le perdite sono, come saprete, uno dei costi del trading) che riteniamo congruo e coerente con il nostro business plan. Questo ci da la tranquillità necessaria ad entrare nel trade senza angosce o patemi d'animo. Aggiungo, che in tal senso, la più volte citata necessità di abbinare ai redditi del trading dei redditi fissi e il più possibile esenti da rischi, è un altro degli elementi essenziali che ci permette poi di riuscire a vivere e percepire le perdite nel modo corretto ossia, lo ripeto, come un normale costo del nostro trading business e nulla di più. La stessa cosa risulta molto più difficile da fare se tutti i nostri redditi dipendono solo dal mercato. Come si intuisce, anche la dimensione dello stop può variare in accordo a quelle che sono le nostre possibilità, che mutano se abbiamo delle forme di reddito extra trading, permettendoci di tenere stop mediamente più larghi a parità di altre condizioni.

Giova qui citare una statistica che Linda Raschke, colei che considero essere la mia mentore, cita spesso e che lei stessa ha testato su diversi mercati e serie di dati storici. A parità di altre condizioni, più grande è lo stop loss e più piccolo è il target, più cresce la profittabilità dei trade. E' questo certamente un risultato apparentemente sconvolgente e che ribalta tutti gli assunti che normalmente si fanno sul rapporto Rischio:Rendimento (R:R).
Certamente non si vuole qui proporre di tenere gli stop più ampi dei target, cosa che risulterebbe intuitivamente in un suicidiol finanziario, ma deve far comprendere come porre uno stop più ampio sia spesso un elmento necessario ai fini di migliorare la propria profittabilità, fermo restando che il rendimento, ossia il profitto sul primo obiettivo o target deve necessariamente essere remunerativo, ossia a mio avviso essere almeno doppio o come minimo una volta e mezzo lo stop. Altro elemento da tenere presente è che nel Rischio (stop loss) e nel Rendimento (profitto potenziale sul primo target) è necessario considerare anche le commissioni e i costi, che spesso non sono erronamente incluse, corrispondenti solitamente ad un tick.

QUINDI (E CONCLUDO):
Visto che sto usando le tecniche di Ross come entry signal e visto che la sua filosofia di gestione della posizione è piuttosto sparagnina (lo è la sua intera filosofia di trading, incentrata su piccole perdite, piccoli profitti e ogni tanto qualche buon profitto) e basata su lotti di almeno 3 contratti (vendita del primo per coprire spese o poco più, vendita del secondo a target, e terzo lo si lascia andare; altrimenti, se il prezzo inverte, vendita al livello d'ingresso di secondo e terzo; però mai lasciare profitti sulla carta), ho pensato che forse potrei considerare il Minifib e tradare 3 o 6 contratti.

Credo che l'utilizzo dei contratti mini sia certamente migliore, specie per chi sta iniziando è essenziale utilizzare, anche nella simulazione, dimensioni minime. Non c'è alcune fretta di passare a size più elevate, poiché uno dei pochi vantaggi di questa professione è la scalabilità dei profitti, consentita se si prediligono mercati sufficientemente liquidi. E' oper questo che io stesso, dopo gli inizi sul mini S&P MIB, altra tappa obbligata per chi inizia, sono passato all'Eurostoxx 50 e al Bund, che permettono una maggior scalabilità essendo tra i contratti future più liquidi al mondo. Inoltre, le caratteristiche di questi due mercati, specialmente il Bund, sono tali da costituire anche un'ottima palestra utilissima anche a chi sta imparando.
Perchè ho scelto Ross? E' vero che i suoi libri [sono sotto certi aspetti carenti]. Però è uno dei pochi che da segnali d'ingresso chiari e puliti e, salvo qualche eccezione non usa indicatori. Insomma delle regole per le entrate devo pur averle, altrimenti se vado a sensazione ho visto che faccio peggio...
A questo punto, mi farebbe piacere conoscere la tua opinione sia sulle tecniche di gestione della posizione esposte (2 contratti vs. 3 contratti) che sul Minifib e se vuoi su Ross. Mi sembra, vedendo il book, che come liquidità il Minifib non sia molto diverso dal FIB però è decisamente più abbordabile economicamente e permette di gestire lotti più consistenti.

Le tecniche di Joe Ross, come già detto, credo siano utilissime soprattutto all'inizio e quindi nella fase di studio e apprendimento che precede il raggiungimento del livello dove si svilupperà poi un proprio metodo, cui si arriva continuando a studiare e sperimentare, unitamente al tempo trascorso sui mercati che fornisce quell'esperienza insostituibile e necessaria che non si può trovare o trasmettere sui libri, che sono in ogni caso un elemento altrettanto utile e insostituibile del percorso di formazione del trader. Io stesso, continuo a leggere tutti i testi che mi capitano sotto mano e da ognuno cerco sempre di trarre un'idea, anche una sola, che possa aiutarmi o essere implementata nel mio metodo, che considero in continua evoluzione.
Tornando alla domanda postami alla fine, a mio avviso le size ideali per simulare sono inizialmente un solo contratto, ma solo per tenersi, come amo dire, l'asticella alta, poiché, come si desume anche dall'email e da molti libri, entrare e uscire con tutta la posizione è molto più difficile. Dopo questo periodo iniziale, che quindi nel caso di chi ha scritto l'email si può considerare superato, si può passare a due contratti.
Resta il fatto che, essendo la fase di simulazione e che quindi prescinde da considerazioni di money management riguardo alla giusta dimensione, la cosa importante è utilizzare una dimensione di contratti future o azioni, che permetta di uscire dal mercato in due fasi secondo le diverse tecniche utilizzate a tal fine.