25 ottobre, 2011

Le parole di Siegfried Stohr su Marco Simoncelli


Dalla newsletter di Siegfried Stohr condivido con voi le riflessioni di una persona che sapete bene quanto io stimi ed apprezzi e che mi stanno aiutando molto in queste ore di sconforto.

Quando muore un pilota sono diversi i sentimenti che si affacciano alla
mente degli appassionati: rabbia, dolore, commozione, affetto, perdita di una persona cara.
Ma dopo i sentimenti io ho sempre cercato di usare la ragione, perché la morte di un pilota, era una morte che sarebbe potuta toccare anche a me.
Usare la ragione per cercare di capire, per vedere se si poteva evitare, per capire se si è sbagliato qualcosa, per prendere misure per non incorrere in un errore simile.

Ora tutti ricordano la simpatia di Marco e ne piangono la scomparsa, ma nessuno ha avuto il coraggio di tentare una analisi.
Di lui ha detto Valentino Rossi: "Era duro in pista, dolce nella vita".
Era tanto duro da aver scatenato la reazione degli avversari, capitanati dal campione del mondo Lorenzo, dopo che aveva spedito Pedrosa all'ospedale.
Vicino a casa mia c'era un grande manifesto in una rotonda: "Grazie Marco, provaci sempre".
E lui era così, generoso in gara, aggressivo fino al limite, campione nei duelli.
Marco è partito con le gomme più dure dei colleghi; sapeva quindi che avrebbe dovuto aspettare il momento favorevole a metà gara. Invece si è subito ingarellato con la Suzuki: questo è stato il suo primo errore che lo
ha portato a cadere.
Il secondo è stato il tentativo di raddrizzare la moto che scivolava puntellandosi con gomito e ginocchia. L'elettronica non c'entra nulla.
Il resto è stato la fatalità di un incidente assurdo che ancora una volta, dopo Tomizawa, ci ha dimostrato che è l'investimento il pericolo maggiore.

Adesso noi tifosi possiamo anche consolarci scrivendo che insegnerà a impennare agli angeli, e ringraziare Marco per le emozioni che ci ha dato.
Ma dobbiamo anche capire che a duecento chilometri all'ora il destino è sempre in agguato. Così non ci si può "provare sempre": al massimo solo quando è possibile.
Perché è dagli errori degli altri che si può imparare, più che dalle loro vittorie.
Grazie Marco anche per questo.